In historia linguae nostrae/ Nella storia della nostra lingua, la parola «GRAZIE» risplende con una forte
significazione semantica, nella splendente lingua italiana, per dimostrare i
nostri sentimenti di gratitudine per un favore ricevuto. Quando leggiamo queste
termine tutti possiamo identificare ipso facto alla lingua latina, dove
dobbiamo tradure come «GRATIAS». Ergo, la filiazione latinista
della locuzione è di inconfondibile scoperta per trovare la sua etimologia come
il figlio che attraverso il suo viso si riconosce con la sua madre in ammirevole
bellezza e splendore. Quindi, «GRATIAS» o «GRAZIE» sono parole con quale,
in tutti i tempi, gli essere umani hanno detto la sua gratitudine «in
vita communitatis» o «nella vita della communità». La parola veniva della immortale espressione
latina «GRATIAS
AGERE» o «DARE LE GRAZIE» quando queste è proprio l’origine etimologico
del termine che deviene di «GRATIA» che deriva anche di «GRATUS»
capito come «GRATO». Così, «GRATIA» era la maniera per onorare
agli altri per il favore ricevuto e della
sempiterna espressione proviene la frase «GRATIAS
TIBI AGO», che nella Roma imperiale era la
elementale maniera con che diciamo da lungo tempo: «GRAZIE AD TE» in lingua latina semper amata.
Vediamo poi che questa singulare filiazione latina ci porta a una locuzione veramente piena di preciso significato in historia mundi quando riceviamo della gente il dovuto ringraziamento alle nostre azione e questo è una delle più interessanti cose nell’armonia dell’umana fratellanza. Nella antica Roma la gente parlava latino e faceva così la sua gratitudine con le seguente espressione: «MAXIMAS GRATIAS» o «PLURIMAS GRATIAS», che nella bella lingua italiana possiamo tradure insieme come «TANTE GRAZIE», che anche è possibile dire di maniera iperbolica con le parole: «TANTISSIME GRAZIE», «GRAZIE MILLE» o «MILLIONE DI GRAZIE».
E da «PLURIMAS GRATIAS» e «MAXIMAS GRATIAS» sono venute altri locuzioni come «DEO GRATIAS» o «GRATIAS DEO», dove lo significato italiano è «A DIO GRAZIE» o «GRAZIE A DIO», parole che non soltanto possiamo utilizzare per rivolgere al Signore, l’altissimo, Providentissimus Deus, per i celesti favori ricevuti, ma per esprimere la gioia che abbiamo quando qualcosa che aspetiabamo con aspettativa è successo o quando vogliamo esprimere consolazione per la scomparsa di qualcun temore o pericolo in vita nostra. Per questo diciamo, ad exemplum: «A Dio grazie mi avevo liberato di questa persona…» o forse: «Grazie a Dio questa persona non è arrivata al appuntamento…». Ecco, vediamo la versatilità della nostra lingua italiana per utilizzare le parole in diversi contesti e sensi.
Nel spagnolo o la lingua di Castiglia, verbi gratia, che è un’altra lingua di origine latino, ugualmente che nell’italiano, la parola «GRATIAS» ha una trasformazione soltanto con una lettera per esprimere la gratitudine. Così, in questa bella lingua di Cervantes la sempiterna parola che è il tema del nostro articolo può essere tradotta come «GRACIAS» essendo facilmente predittiva la sua filiazione latinista, come abbiamo, a similis, nella lingua italiana.
Ma le lingue romanzesche, che hanno come origine alla lingua latina, non hanno adottato
tutti insieme la stessa locuzione «GRATIAS» nella sua lessicografia. Negli altri lingue romanzesche
non aveva accadutto lo stesso. Quindi, nel francese, la terza delle lingue
romanzesche, la parola «GRAZIE» va lontana del suo antico riferimento etimologico
«GRATIAS» per
preferire il termino «MERCES», dove ha nascito il famoso «MERCI», locuzione francofona per esprimere la gratitudine. In via curiositatis, la ragione
per cui ha accadutto quello troviamola nel peculiare contesto storico quando
gli antichi gali adottarono la parola latina «MERCES», che significa «PAGAMENTO» o «STIPENDIO» per esprimere la gratitudine. Spiegando la
circostanza diciamo che con il gutturale «MERCI», i galiromani dicevano l’espressione: «essere in debito con te» (ovviamente,
per un favore ricevuto) al utilizzare
una frase di vecchia data: «JE VOUS
REMERCIERAI» che traduciamo nella lingua
italiana come «TI SAPRÒ PAGARE O TI PAGARÒ», dove, per apocopio, deviene con il tempo la dolce
parola gala «MERCI» per esprimere «GRAZIE» nella bella e cadenzata lingua di Balzac.
Ad interim, nella lingua portoghese, la quarta delle lingue romanzesche, «GRATIAS» proviene da «OBRIGADO», una locuzione diversa di filiazione latinista che anche proviene della parola «OBLIGATUS» che nella lingua italiana significa «OBBLIGATO» e che nella antica Lusitania parlavano nel senso di «sentire qualcuno obbligato a ricambiare il favore o essere ugualmente gentile». Per tutto questo, i portoghesi dicono: «MUITO OBRIGADO» frase che dobbiamo tradure come «MOLTO GRATO» quando loro esprimono la sua gratitudine. Abbiamo curiosità per contemplare queste singolare contesto dove la versatilità della lingua latina è chiarissima, ragione molto grande per cui la parola «GRATIAS» in portoghese ha acquisto un significato semantico nel contesto dello stesso atto di ringraziare più che nella originale traduzione della locuzione. Dalla prospettiva lingüistica questo ci insegna che nella etimologia delle parole contano di più i contesti per i quali le lengue si evolvono in veritatis splendor o nel splendore della verità.
Ad concludendi, diciamo che la parola «GRAZIE» in lingua rumana, la quinta delle lengue romanzesche, va più lontana del suo riferimento latino «GRATIAS» perche in questa lingua centro europea i rumani avevano diversi dialetti che hanno perduto più le radice latine nella formazione di questa lingua. Così è come i nostri fratelli della Rumania hanno la parola «MULTUMESC» per esprimere la gratitudine. Tuttavia, l’origine di queste termino ci porta nella sconvolgente epopea in via veritatis per scoprire de profundis nella etimologia della parola una emozionante evoluzione linguistica attraverso il quale possiamo confermare che la locuzione «MULTUMESC» deriva della espressione latina «AD MULTUS ANNOS» utilizata dalla antica Roma per dire «MOLTI ANNI», parole che i rumani usavano per fare un complimento alla gente dopo il desiderativo latino: «VIVAT MULTUS ANNOS», che nella nostra meravigliosa lingua italiana ha il significato di: «CHE TU VIVI MOLTI ANNI» ma che con il percorso del tempo aveva divenuto, de momento ad momentum, fino alla espressione «MULTUS ANNOS» in latino. Secondo la storia della lingua rumana, da qui le parole sono evolute alla locuzione «MULTAM» e dopo alla parola «MULTUMESC», con quale i rumani preferiscono dire: «GRATIAS» in historia latinitatis.
Nella lingua catalana abbiamo una circostanza molto simile con il Castigliano e l’italiano dove la parola latina «GRATIAS» è divenuta in «GRÀCIES» soltanto scambiando tre lettere come possiamo confermare con chiarezza. In quest’altra lingua romanzesche possiamo utilizare «MOLTES GRÀCIES» quando abbiamo il bisogno di dire: «TANTE GRAZIE» e così si vede chiaramente, in via claritatis, il legame latino in Catalunia semper aeterna.
Quindi, quod erat demonstrandum, la parola «GRAZIE» ha un curioso origine latinista con interessanti variazioni secondo le culture latine delle lingue romanzesche nello spettro caleidoscopico di belli giochi linguistichi attraverso la storia di tutte le lingue che vengono dalla latinità nella fratellanza della nostra cultura occidentale per ringraziare «sicut fratres in unum» o «come fratelli in uno» nella lingua latina semper aeterna, che ci dimostra la sua versatilità e precisazione semantica in historia mundi in grata memoria semper viva.
Diego Demetrio Orellana
Datum Conchae, apud flumina Tomebamba, mensis maii, die XXIII, currentis Anno
Domini MMXXII, octava II Dominica Paschalis.
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